Paolo Tuttoilmondo

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Un Nasal Spray contro il Covid-19

La Mia Esperienza

Alla fine del 2020, durante la seconda ondata della pandemia, lessi alcuni articoli su importanti quotidiani come Repubblica e Il Sole 24 Ore riguardo uno spray nasale che prometteva protezione contro il Covid-19. Il principio dietro lo spray sembrava semplice: abbassava il pH delle pareti nasali, rendendo l’ambiente inospitale per il virus respirato.

Inizialmente, lo spray era disponibile solo online. Nonostante fossi interessato, decisi di non acquistarlo a causa delle mie preoccupazioni riguardo il trasporto. Non dubitavo dell’efficacia del prodotto, ma non mi fidavo dei corrieri nel trasporto di medicinali, dato che spesso non hanno le competenze necessarie per garantire la corretta conservazione dei farmaci.

Ho quindi scelto di aspettare che lo spray fosse disponibile nelle farmacie italiane. Periodicamente mi tenevo informato e, finalmente, è arrivato nella farmacia del mio paese. Ora posso essere sicuro che è stato controllato e testato dalle autorità italiane e trasportato da personale competente.

Questo spray è l’unico che, nel suo bugiardino, cita chiaramente l’efficacia contro il SARS-CoV-2, con una percentuale di protezione del 97%. Il bugiardino consiglia di usarlo in combinazione con la mascherina, suggerendo che le due protezioni insieme garantiscono una protezione molto efficace.

Ovviamente, non sono un esperto e non posso confermare queste informazioni in modo definitivo. Vi invito quindi a leggere questo articolo per ulteriori dettagli e verifiche.

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18 Febbraio 2021

Cari amici, mi scuso per la lunga assenza. Questo è stato per me un periodo di pressanti impegni familiari, che non mi hanno consentito di aggiornare questo sito. Oggi sono riuscito a ritagliarmi un paio di ore di libertà e così ho deciso di presentarvi i miei soliti grafici, che, come spete, riportano dati ufficiali scaricati dal sito della Protezione Civile. Come al solito, per la corretta interpretazione dei grafici vi invito a consultare questa pagina.

Oltre che sull’Italia nel suo complesso, oggi mi focalizzerò sul Veneto e sulle regioni con esso confinanti, con l’aggiunta della Puglia (la mia regione di origine) e dell’Alto Adige, regione cui sono particolarmente legato, essendo molto amante delle Dolomiti. Userò sempre numeri normalizzati a 100.000 abitanti, per tener conto della diversa popolazione delle varie regioni.

Di seguito riporto la classifica regionale odierna e l’andamento nell’ultimo mese circa, per una serie di parametri che caratterizzano l’entità del contagio e la pressione sulle strutture sanitarie. Comincio come al solito con il numero di ricoverati con sintomi per ogni 100.000 abitanti (figura qui sotto).

Come si vede dal grafico a sinistra, le regioni che destano più preoccupazione sono l’Umbria e l’Alto Adige, mentre il Veneto risulta tra le regioni meno colpite. Il grafico sulla destra evidenzia una discesa costante del numero di ricoverati con sintomi per ogni 100.000 abitanti in tutte le regioni confinanti col Veneto (eccetto la Lombardia). In questo quadro confortante, la performace migliore è proprio quella del Veneto, che evidenzia una discesa molto accentuata.

Il grafico seguente si riferisce al numero di terapie intensive per ogni 100.000 abitanti.

Per questo parametro valgono esattamente le stesse considerazioni fatte per il parametro mostrato precedentemente. Le regioni meno virtuose sono ancora Umbria e Alto Adige, mentre il Veneto di nuovo risulta tra quelle che destano meno preoccupazione. Anche per le terapie intensive, si evidenzia un generale miglioramento (eccetto che per Friuli e Lombardia, per le quali l’andamento è più o meno costante), ma anche in questo caso il Veneto si distingue per la veloce discesa del numero di terapie intensive.

Discorso analogo vale anche per il numero totale di positivi, inclusi quindi quelli in isolamento domiciliare, che vede un generale miglioramento (di nuovo eccetto per la Lombardia ed anche per il Friuli) e una spettacolare performance del Veneto (vedi grafico a destra nella figura qui sotto)

Di nuovo, l’Umbria e l’Alto Adige, stavolta assieme alla Campania, sono le regioni che destano maggiore preoccupazione.

Veniamo ora al numero di decessi ogni 100.000 abitanti (figura qui sotto)

Ancora l’Umbria spicca tra tutte le regioni in quanto a tasso di mortalità. L’andamento delle regioni esaminate nel grafico a destra è in genere confortante perché quasi tutte le regioni, eccetto ancora la Lombardia, mostrano una discesa nel numero dei decessi.

Dalla figura che segue si evince che il Veneto consolida la sua buona posizione tra le regioni virtuose anche per quanto riguarda il rapporto positivi/tamponi, che, come sapete, è strettamente legato all’indice di contagio R_t.

Il Molise ha avuto oggi un indice particolarmente alto (grafico a sinistra), ma probabilmente si tratta di una fluttuazione statistica.

Infine, il confronto tra numero di nuovi positivi e numero di guariti (figura seguente)

Pur con qualche variazione tra le varie regioni, questo confronto mostra un sostaziale pareggio tra nuovi positivi e guariti e questo significa che la pressione sulle strutture sanitarie non aumenta.

Qualche considerazione finale: La situazione in generale tende lentamente a migliorare, ma ci sono delle zone limitate e non molto significative in termini di abitanti (Umbria ed Alto Adige) che si trovano evidentemente in una fase che richiede grande attenzione, probabilmente per la presenza delle famose varianti del virus. Inolte la Lombardia e la Puglia mostrano un sostanziale stallo nell’andamento della pandemia.

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